Le nuove scoperte nei campi della fisica, della biologia, dell’epigenetica, delle neuroscienze, della psicologia e della psicosomatica, rendono necessario che l’individuo si apra a una nuova visione della vita, del mondo e di se stesso e che il campo dell’educazione e della formazione scolastica e universitaria si adegui alle nuove scoperte, superando il tema dell’iperspecializzazione che approfondisce ma separa, aprendosi a una nuova visone transdisciplinare che sia oltre le discipline stesse e apra tra esse il dialogo. I primi movimenti verso il superamento della disciplinarità sono gli approcci multidisciplinari e interdisciplinari che però rimangono sempre legati al tema dell’oggetto. Il vero punto infatti per una visione transdisciplinare non parte dall’oggetto, ma si occupa del soggetto, in quanto ogni osservazione, ogni parola, ogni percezione è sempre soggettiva e non si può prescindere dall’osservatore.
Per tale motivo la soggettività e la coscienza soggettiva sono il focus di ricerca della transdisciplinarità nel mondo presente.
Maturana infatti dice che un sistema vivente realizza la propria auto poiesi[1] in interazione (accoppiamento strutturale) con un medium o ambiente che è fuori di lui. Perché esista un sistema auto poietico è necessario che esista un ambiente a cui si è interrelati e in scambio. Le possibilità del genere umano di conoscere questo “fuori da me” è solo e soltanto elaborarlo[2], secondo il modo in cui ognuno è fatto, dentro la propria psiche. In altre parole non ho alcuna possibilità di sapere del “fuori di me” all’infuori di quello che mi è consentito dalla mia struttura e dalla mia organizzazione. Esiste dunque una soggettività che ha un modo di funzionare, che si trova immerso in un ambiente e che crea, inventa, costruisce una realtà che continua ad andare avanti per lui, esclusivamente, fintanto che sopravvive.
È dunque importante questo punto in quanto per un nuovo approccio educativo e formativo che decide ci abbandonare la logica dell’obiettività e decide con essa di lasciare andare la gerarchia di trasmissione dei saperi o la valutazione oggettiva, si apre la possibilità non di una trasmissione di saperi asimmetrica e frontale ma di una condivisione di esperienze e testimonianze soggettive del reale che raccontano la soggettività che apprende i saperi e si scambia con gli altri e il mondo, in un processo di conoscenza vivo.
Questa è la grande sfida della transdisciplinarità e dell’educazione alla conoscenza che rispetta la singola differenza del soggetto e ritrova il “multiverso” della fisica nell’infinito manifestarsi nella esistere soggettivo. Come ci ricorda Teilhard de Chardin “ogni uomo è una specie a sé”.
Maturana ci conferma questa visione quando parla di sistema autopoietico[3] di I ordine come le cellule o gli unicellulari che non possono essere separati in componenti che siano a loro volta autopoietiche; sistemi di II ordine tra cui tutti gli esseri viventi e noi, formati da aggregazioni di elementi di I ordine; e apre alla questione dei sistemi di III ordine che dovrebbero essere aggregazioni di organismi e quindi sistemi sociali. I sistemi di III ordine non sono però autopoietici, quindi per esempio l’intera umanità, non è autopoietica, ma il singolo individuo sì. Un pianeta con la biosfera quale la Terra potrebbe essere un sistema del IV ordine, auto poietico o non?.
Maturana continua parlando degli esseri umani riporta l’attenzione sui limiti della comunicazione, in quanto la soggettività e le sensazioni, le percezioni e i vissuti soggettivi connotano la realtà. Per esempio, il colore viola di un maglione per un soggetto può suscitare determinate sensazioni, mentre per un altro una differente o addirittura la stessa sensazione può essergli attivata da un altro colore, tipo il “verde”. Quindi quella sensazione soggettiva legata al “viola” non è trasmissibile in alcun modo, né possiamo confrontare i nostri modi di “provare” e “sentire” il color viola. Quello che gli esseri umani possono fare, continua Maturana, è trovare un accordo comportamentale. L’accordo comportamentale o coordinamento comportamentale non significa essere d’accordo perché è possibile che tra A e B si coordini una litigata, il coordinamento è frutto dell’incontro tra i soggetti che portano la propria soggettività ed ogni incontro è una sintesi nel qui ed ora di quei soggetti.
Quindi diventa fondamentale per una nuova visione transdisciplinare un approccio soggettivo che lasci spazio all’incontro esperienziale tra le soggettività con le loro singole competenze e conoscenze formative, ma soprattutto col proprio bagaglio umano da cui nessuna soggettività può prescindere. Una nuova università e scuola che metta al centro il micro, l’uomo, la singola esistenza e un lavoro profondo e interiore di recupero di sé nelle tre dimensioni mente emozione e corpo[4] e in cui non siano i saperi a incontrasi ma le soggettività con i loro saperi e possano auto osservare se stesse nel proprio essere e in quel esperienza evolvere e modificarsi.
Uno nuova visione transdisciplinare ha come premessa, detto ciò, una sana ignoranza di partenza – nel senso di quel “non so” che permette la nascita della domanda – che ricordi a ogni individuo che ciò che può conoscere è la propria soggettività ed essere testimone del proprio divenire e delle proprie azioni nel mondo.
Nella saggezza del Conosci Te Stesso e dell’Intelligenza del Cuore ritroviamo questo essere testimone di sé e conoscendo sé è possibile una scelta e un’azione consapevole nel mondo, conoscere sé è infatti riconoscere di essere inseparabili da un mondo da una natura da un universo, dagli altri e trovare quel apertura della mente, del cuore e della volontà che restituisca il senso dell’esistenza personale e di una coordinazione ritmica come una danza nell’incontro con l’altro e col mondo e che nel presente respiri il futuro che emerge.
Poter far ciò implica aprire un dialogo interiore con la morte, l’ignoto e l’incerto e rimanere aperti, osservare e interrogarsi senza chiudersi in risposte rassicurative che sarebbero i nuovi limiti al nostro divenire.
Un’altra questione è quella del linguaggio che se ritorniamo all’abbandono di una possibile obiettività non avrà più una funzione denotativa ma connotativa, in quanto non denoterà qualcosa di esterno (oggettivo) ma connoterà sempre qualcosa di interno (percezione, sensazione, emozione) con funzione orientante. Nel coordinamento comportamentale noi esseri umani utilizziamo il linguaggio e un linguaggio transdisciplinare non può essere un linguaggio specializzato, ma un linguaggio simbolico[5] che connoti l’interno, un nuovo linguaggio che possa essere appreso tramite esperienza, con pratiche che con il minimo stimolo[6] aprano a insight (mente) e stupor (cuore) interni e nuovi coordinamenti comportamentali (azioni) nel hic et nunc dell’esperienza.
Questo nuovo linguaggio simbolico è appreso tramite pratica e ha la propria base nell’apprendimento tramite esperienza (il fatto di poter concepire l’idea di spazio per esempio nasce dalla possibilità di muoversi ed esperire tramite il movimento; lo spazio è un prodotto del movimento, quindi astrazione, concetti, idee partono da un’esperienza vissuta) che può avvenire tramite esperienze corporee e tramite l’immaginazione[7].
Non vi è nulla di più universale della soggettività.