Italo Calvino
“Lezioni Americane. Sei proposte per il prossimo millennio”
Complexity Literacy Meeting 2024 (Abano Terme)
da venerdì 13 a domenica 15 settembre 2024
Torno a casa da Abano con le tre chiavi, i tre talismani che Calvino consiglia per il Duemila nell’intervista rilasciata a Raiuno:
- Imparare le poesie a memoria, molte poesie a memoria
- Fare i calcoli a mano, operazioni molto complicate
- Combattere l’astrattezza del linguaggio con delle cose molto precise
- Sapere che tutto quello che abbiamo ci può essere tolto da un momento all’altro, tutto quello che abbiamo può sparire in una nuvola di fumo
Di seguito alcuni spunti di riflessione, citazioni di Calvino stesso, raccontate e commentate durante il mio intervento-omaggio a Lezioni Americane, il libro definito il Testamento di Calvino, pubblicato nel 1988 post mortem, contiene un Ciclo di conferenze che egli doveva tenere all’Università di Harvard nell’autunno del 1985-86, le famose «Norton Lectures», conferenze che non riuscì a tenere a causa della morte improvvisa poco prima di quella data. Il libro è stato curato dalla moglie Esther Judith Singer, detta Chichita. Le «Norton Lectures» dovevano essere composte da cinque Memos di cui Calvino non aveva ancora portato a termine l’ultimo (Consinstency).
È un libro che ho riletto più volte, la prima fu per la preparazione della tesi di laurea, su suggerimento del mio professore, la seconda durante la scuola di specializzazione su suggerimento del Dott. Cavallari, la terza come ispirazione prima della pubblicazione del mio primo e per ora unico libro, la quarta durante la formazione in scrittura autobiografica alla LUA di Duccio Demetrio e la quinta per la costruzione di questa relazione.
Non trovavo più la pubblicazione del 2000, testo utilizzato per la mia tesi di laurea e negli anni successivi e per questo avevo ricomprato la pubblicazione del 2022 sempre della Oscar Mondadori, durante il percorso di scrittura autobiografica. Lo avevo riletto lasciando il testo vergine, mentre per la costruzione di questo discorso ho scelto un pastello blu per colorare del mio sguardo il testo di Calvino.
Al termine della creazione del power point, ritrovai, grazie a un insight, la prima vecchia pubblicazione, nascosta in uno scatolone di libri. Fu una sorpresa vedere le diverse sottolineature e attraverso di esse il mio sguardo che cambiava nei vent’anni che intercorrevano tra la prima lettura e questa ultima. È stato interessante e curioso notare ciò che differenziava e invece rimaneva costante ai miei occhi, durante la lettura di Lezioni Americane.
Riporto attraverso le parole di Calvino il mio sguardo di oggi, come spunti di riflessione, 14 settembre 2024.
Buona lettura.
COMINCIARE…
Cominciare una conferenza, anzi un ciclo di conferenze, è un momento cruciale, come cominciare a scrivere un romanzo. E questo è il momento della scelta: ci è offerta la possibilità di dire tutto, in tutti i modi possibili; e dobbiamo arrivare a dire una cosa, in un modo particolare.
Il punto di partenza sarà dunque questo momento decisivo (per lo scrittore): il distacco dalla potenzialità illimitata e multiforme per incontrare qualcosa che ancora non esiste ma che potrà esistere solo accettando dei limiti e delle regole. (p. 123)
LEGGEREZZA
Medusa e Perseo: per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole; e spinge il suo sguardo su ciò che può rivelarglisi solo in una visione indiretta, in un’immagine catturata da uno specchio (p.8)
Benvenuto Cellini, Perseo con la testa di Medusa, Piazza della Signoria (FI), 1545
Specchio: È sempre in un rifiuto della visione diretta che sta la forza di Perseo, ma non in un rifiuto della realtà del mondo di mostri in cui gli è toccato di vivere, una realtà che egli porta con sé, che assume come proprio fardello (p.9)
Maurits Conrnelis Escher, Mano con sfera riflettente (Autoritratto con lente), litografia, Escher in the Palace, L’Aia, Paesi Bassi, 1935
Renè Magritte, Le faux miroir, Il falso specchio, Museum of Modern Art New York, 1928
Immagine del poeta: se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite (p15-16)
Pablo Picasso, Il Poeta, Le Poète, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York), 1911
RAPIDITA’
Ritmo/Pause/Tempo: il racconto è un’operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo (p.39); Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco (p.48)
Festina Lente/Farfalla e Granchio: come la farfalla e il granchio che illustrano il Festina Lente nella raccolta d’emblemi cinquecenteschi di Paolo Giovio, due forme animali entrambe bizzarre ed entrambe simmetriche, che stabiliscono tra loro un’inattesa armonia (p.49)
Mercurio e Vulcano: Mercurio e Vulcano rappresentano le due funzioni vitali inseparabili e complementari: Mercurio la sintonia, ossia la partecipazione al mondo intorno a noi; Vulcano la focalità, ossia la concentrazione costruttiva. (p.53/54)
ESATTEZZA
Maat/Piuma e Bilancia: la precisione per gli Egizi era simboleggiata da una piuma che serviva da peso sul piatto della bilancia dove si pesano le anime. Quella piuma leggera aveva il nome di Maat, dea della bilancia (p.59)
Cristallo e Fiamma: il cristallo con la sua esatta sfaccettatura e la sua capacità di rinfrangere la luce, è il modello di perfezione che ho sempre tenuto come emblema (…) da un lato il cristallo (immagine di invarianza e di regolarità di strutture specifiche), dall’altro la fiamma (immagine di costanza d’una forma globale esteriore, malgrado l’incessante agitazione interna) (…) due forme di bellezza perfetta da cui lo sguardo non sa staccarsi, due modi di crescita nel tempo (p.71)
Esercizi di descrizione (fenomenologia) (p.74)
Parola e immagine: la parola collega la traccia visibile alla cosa invisibile, alla cosa assente, alla cosa desiderata o temuta, come un fragile ponte di fortuna gettato sul vuoto. Per questo il giusto uso del linguaggio per me è quello che permette di avvicinarsi alle cose (presenti o assenti) con discrezione e cautela, col rispetto di ciò che le cose (presenti o assenti) comunicano senza parole. (p.76)
Leonardo e la scrittura come strumento conoscitivo: era sicuro di comunicare meglio con la pittura e il disegno. Ma c’era in lui un’incessante bisogno di scrittura – lettura per intero dal capoverso “Nel foglio 265 del Codice Atlantico” fino alla fine (p. 78)
VISIBILITA’
Immaginazione I: poi piovve dentro a l’alta fantasia (Purgatorio, XVII, 25), (…) Dante capisce che queste immagini piovono dal cielo, cioè è Dio che gliele manda. (…) nei vari gironi del Purgatorio si presentano delle scene: prima sottoforma di bassorilievi (…) poi visioni proiettate davanti agli occhi, come voci che giungono all’orecchio, e infine come immagini puramente mentali (p.83)
Immaginazione II: o immaginazione (alta fantasia), che hai il potere d’importi alle nostre facoltà e alla nostra volontà (…) «Moveti lume che nel ciel s’informa» c’è una specie di sorgente luminosa che sta in cielo e trasmette immagini ideali, formate o secondo la logica intrinseca del mondo immaginario (per sé) o secondo il volere di Dio (o per voler che giù lo scorge) (p.84)
Mi sovviene qui alla mente il campo akashico di Laszlo, che ho avuto la fortuna di conoscere, e il suo concetto di In-formazione. Poi proseguo con Calvino…
Immaginazione III: possiamo definire due tipi di processi immaginativi: quello che parte dalla parola e arriva all’immaginazione visiva (Ignacio de Loyola) e quello che parte dall’immagine visiva e arriva all’espressione verbale (p.87)
Immaginazione IV: immaginazione come comunicazione con l’anima del mondo (Romanticismo e Surrealismo) (p.89)
Jung: idea dell’immaginazione come partecipazione alla verità del mondo (p.90)
Giordano Bruno (Spiritus Phantasticus): lo spiritus phantasticus è «mundus quidem et sinus inexplebilis formarum et specierum (un mondo o un golfo, mai saturabile, di forme e di immagini. Credo che attingere a questo golfo della molteplicità potenziale sia indispensabile per ogni forma di conoscenza. (p.93)
Calvino qui pone una domanda sul Futuro: Quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la civiltà dell’immagine? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate? Una volta la memoria visiva d’un individuo era limitata al patrimonio delle sue esperienze dirette e a un ridotto repertorio d’immagini riflesse dalla cultura; la possibilità di dar forma a miti personali nasceva dal modo in cui i frammenti di questa memoria si combinavano tra loro in accostamenti inattesi e suggestivi. (p.93)
Pensare per immagini: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una pedagogia dell’immaginazione (p.93)
MOLTEPLICITA’
Chi siamo noi, chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze, d’informazioni, di letture, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili. Ma forse la risposta che mi sta più a cuore dare è un’altra: magari fosse concepita un’opera al di fuori del self, un’opera che ci permettesse d’uscire dalla prospettiva individuale, non solo per entrare in altri io simili al nostro, ma per far parlare ciò che non ha parola, l’uccello che si posa sulla grondaia, l’albero in primavera e l’albero in autunno, la pietra, il cemento, la plastica… Non era forse questo il punto di arrivo di Ovidio nel raccontare la continuità delle forme, il punto d’arrivo cui tendeva Lucrezio nell’identificarsi con la natura comune a tutte le cose? (p.121-122)
…E FINIRE
Qualsiasi sia il momento in cui decidiamo che la storia può considerarsi finita, ci accorgiamo che non è verso quel punto che portava l’azione del raccontare, che quello che conta è altrove, è ciò che è avvenuto prima: è il senso che acquista quel segmento isolato di accadimenti, estratto dalla continuità del raccontabile. (p.137-138)
Grazie!